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CARCERE, GESTIRE L’ALTERNATIVA

“Carcere, rischiamo il collasso” Terzo settore unito in favore delle misure alternative 
Criticato il dl Cancellieri e l’assennza del volontariato nelle commissioni ministeriali. Sottosegretario Ferri: “Ne parlerò col ministro, troveremo una soluzione”

 

ROMA. “Abbiamo sempre creduto nelle pene alternative. Ora rischiamo il collasso, è necessario intervenire in fretta”. E’così che si esprime unanime il volontariato. Anche perché la decisione della corte europea dei diritti dell’uomo impone all’Italia di riportare la condizione delle carceri nella normalità entro il 27 maggio 2014. “Ci sono ventimila detenuti di troppo”, spiega Marcello Bortolato del tribunale di sorveglianza di Padova. E 550 sono ricorsi pendenti per la violazione dei diritti dei detenuti. “O troviamo una soluzione con l’inserimento alternativo entro maggio o sarà necessario svuotare le carceri con un’amnistia per evitare pesantissime sanzioni”.

Anche per Domenico Manzione, sottosegretario al Ministero dell’interno, “i numeri sono più che impietosi. Abbiamo 67mila detenuti, ben 20mila in più rispetto alla capienza. E’necessario fare molto più di quanto ipotizzato dalla nuova legge, ormai insoddisfacente rispetto ai bisogni. Ed è essenziale che il volontariato sia messo in condizione di poter dare il proprio contributo nell’esecuzione esterna della pena”. Manzione ritiene inoltre che ci sia “una violazione palese della convenzione europea dei diritti dell’uomo, che ci costerà molto. Anche in termini economici. Ogni sentenza di condanna della corta si accompagnerà infatti a un risarcimento che lo Stato italiano dovrà pagare”.

Per questo il volontariato e tutto il terzo settore si pone l’obiettivo di favorire l’accoglienza, ridurre i flussi in entrata nelle carceri e incrementare le possibilità di uscita grazie all’estensione dei percorsi penitenziari che non si esauriscono all’interno delle mura carcerarie. Proposte e gridi d’allarme sono emersi nel corso del primo appuntamento sul tema delle carceri organizzato dopo la recente approvazione del decreto Cancellieri (il numero 78 del primo luglio 2013).

Il tavolo di confronto promosso dal Centro Nazionale per il Volontariato e Seac in collaborazione con la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, dal titolo “Carcere, gestire l’alternativa. Istituzioni e terzo settore a confronto”, si è svolto questa mattina a Roma. Un laboratorio cui hanno partecipato oltre cinquanta realtà di settore provenienti da tutta Italia, ognuna delle quali ha condiviso idee ed esperienze.

“Il carcere è un tema che si cala nell’attualità. E intervenire in questo momento così critico per il paese significa compiere una scelta di civiltà” spiega Edoardo Patriarca, presidente del Cnv e parlamentare Pd. “Desideriamo progettare, organizzare e coordinare uno spazio comune d’intervento per favorire e sostenere l’inserimento lavorativo. Lo dobbiamo fare con la partecipazione e il sostegno di tutta la società civile, a partire dal volontariato e da tutto il terzo settore. Lo possiamo fare solo coinvolgendo anche gli enti locali, le istituzioni e l’amministrazione penitenziaria. Per questo abbiamo iniziato a elaborare una piattaforma e un metodo condiviso. Ed è anche importante conoscersi. Per questo daremo il via a un monitoraggio delle realtà di settore per conoscere i collegamenti coi territori e per individuare le potenzialità di espansione e i rapporti con la comunità locale. E’quanto mai necessario offrire risposte concrete, senza poi trascurare il rapporto col Governo e con le pubbliche amministrazioni”.

Elisabetta Laganà, presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, chiede inoltre un patto per l’integrazione sociale e un piano nazionale straordinario di dismissione. Critica inoltre l’assenza del volontariato all’interno delle commissioni ministeriali. “Non siamo stati invitati”, dice la Laganà. “Tutti sanno che le esperienze esterne riducono la recidiva. Purtroppo queste esperienze stanno scomparendo. E’quindi importante dar voce a tutte le realtà del terzo settore, il cui valore è insostituibile”. La prima risposta arriva proprio dal sottosegretario del Ministero alla giustizia, Cosimo Maria Ferri: “Sulla presenza del volontariato nelle commissioni, oggi stesso parlerò col ministro Cancellieri perché si possa trovare subito una soluzione. Lo Stato, del resto, deve dare risposte precise. E dobbiamo ringraziare il volontariato, che ci aiuta a rendere il paese migliore e più sicuro. Purtroppo a volte la politica è debole di fronte a questi problemi”. Positivo il commento del presidente Cnv. “L’apertura del sottosegretario Ferri è un segnale positivo” commenta Patriarca. “E un segnale positivo di questo gruppo di lavoro è di aver ottenuto il primo risultato concreto”.

Le critiche non hanno risparmiato neppure la conversione in legge del decreto Cancellieri, che secondo il responsabile dell’ufficio ispettivo Dap Francesco Cascini “ha peggiorato le cose. Per venticinquemila detenuti – aggiunge – esistono condizioni di vita inaccettabili. Quindi c’è molto da fare, sia sul piano dei diritti sia per il reinserimento. Sarebbe sufficiente applicare le norme esistenti, che nel mondo penitenziario sembrano però ignorate da anni. Il nostro compito è quindi quello di cambiare il sistema penitenziario”.

Nel corso dell’incontro, cui hanno partecipato anche il portavoce del Forum terzo settore Pietro Barbieri e il presidente di CSVnet Stefano Tabò, sono stati definiti alcuni obiettivi: oltre a favorire l’accoglienza e la difesa dei diritti dei detenuti, le realtà di terzo settore sono decise a sollecitare gli interventi della politica affinché siano sostenute le pene di pubblica utilità; è stato inoltre definito l’avvio di un progetto di ricerca da svolgere in collaborazione con la Fondazione Volontariato e Partecipazione. Questo gruppo esteso di lavoro s’incontrerà di nuovo a novembre, mentre i risultati dell’indagine, che partirà in autunno, saranno presentati nel corso del Festival del volontariato in programma a Lucca nell’aprile 2014. “Quello che si è appena avviato è un percorso importante, capace di potenziare affinché si possano raggiungere insieme le giuste soluzioni”, commenta in chiusura la presidente del Seac Luisa Prodi.

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