#Diritti #Ricerche

Rapporto Enar sul tema razzismo. La situazione nel nostro Paese

Stranieri lavoratoriIn Italia un immigrato su 3 fa “lavori sporchi”

La rete europea contro il razzismo pubblica i dati provenienti da 23 paesi dell’Ue.

Emergono pochissime sorprese e men che meno buone notizie dall’ultima relazione ombra sulla discriminazione e il razzismo in ambito di occupazione e di mercato del lavoro in Europa, pubblicata dall’Enar, la rete europea contro il razzismo. E in Italia la situazione non è per niente più rosea: a pagare il prezzo più alto della discriminazione sul mercato del lavoro sono in particolare rom e sinti, il cui tasso di sottoccupazione nel nostro paese è stimato dalla Croce Rossa al 72% (dalle quattro alle cinque volte di più di un qualsiasi altro gruppo etnico).

Nonostante la scarsità di dati organici, in Italia gli immigrati – pur rappresentando il 7,4% della popolazione e il 9,8% della forza lavoro – sono il 34% dei lavoratori nei cosiddetti “lavori sporchi”, usuranti e pericolosi (in inglese lo chiamano il settore 3D: dirty, demanding and dangerous jobs). Inoltre gli immigrati sono spesso più qualificati del lavoro che ottengono, con un grado di istruzione più alta, meno mobilità orizzontale e verticale e salari più bassi. Gli immigrati maschi vengono pagati in media il 20% in meno degli italiani per lavori analoghi, le donne il 30% in meno. E le leggi attualmente in vigore, col vincolo fra permesso di soggiorno e datore di lavoro, creano una dipendenza del cittadino straniero dal suo datore di lavoro che può dunque minacciarlo e sfruttarlo e spingono gli immigrati verso l’illegalità e il lavoro nero.

Il comunicato stampa (in inglese)

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