#Rassegna stampa

Huffington Post – Contro l'”Iri del sociale” le critiche del terzo settore e di una parte del Pd. In arrivo nuove modifiche

HuffpostIntervista al Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Pietro Barbieri

http://www.huffingtonpost.it/2016/03/15/iri-socale-terzo-settore_n_9471324.html

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Il governo prova ad accentrare il potere anche sul terzo settore, ovvero il mondo delle onlus, delle coop sociali e delle associazioni che si occupano di volontariato e di attività sociali senza scopo di lucro. Lo fa mettendo in pratica il progetto di Vincenzo Manes, finanziatore e consulente del premier Matteo Renzi: ponendo le basi della “Fondazione Italia sociale”, già ribattezzata la “Iri” del terzo settore. Una sorta di “filtro” tra chi in Italia si occupa di sociale e chi lo vuole finanziare. Una scelta che non piace in primis al Forum del terzo settore ma che spacca anche il partito del premier-segretario, facendo storcere il naso a una parte del Pd, e non solo della minoranza.

Partiamo dall’inizio. Il governo ha presentato in commissione Affari costituzionali al Senato un emendamento ad hoc per la creazione di questa Fondazione. Per come è scritto, la mano di Manes è evidente: si prevede che avrà sede a Milano, che avrà un capitale iniziale di 1 milione di euro, e che dovrà realizzare e sviluppare “interventi innovativi caratterizzati dalla produzione di beni e servizi senza scopo di lucro, idonei a conseguire con un elevato impatto sociale e occupazionale”.

La Fondazione, nel progetto del governo, finanzierà le proprie attività con donazioni, campagne di crowdfunding, fondi pubblici e privati. Il governo prevede anche che il patrimonio della Fondazione potrà essere incrementato da apporti dello Stato, di soggetti pubblici e privati e le attività, oltre che dai mezzi propri, potranno essere finanziate da contributi di enti pubblici e di privati.

La scelta non piace a chi si occupa di terzo settore. “Siamo molto perplessi – dice ad Huffington Post Pietro Barbieri, portavoce del Forum Nazionale del Terzo settore – perché l’istituzione di una fondazione pubblica che dovrebbe avere la funzione di distribuire fondi a società private ci sembra una mediazione di Stato tra le organizzazioni del terzo settore e i finanziatori, in un rapporto che invece oggi è lasciato a un terreno privato. Siamo preoccupati non tanto per noi, quanto per dove va il Paese. Un rapporto di natura privatistica che diviene a regia pubblica preoccupa per il bene del Paese. L’impegno civico dei cittadini deve essere facilitato dallo Stato, che non deve quindi certo frapporsi. Ci sembra che da parte del governo ci sia una tendenza al dirigismo, un’impostazione fortemente accentratrice”.

A criticare la scelta del governo sono duramente i cinque stelle che parlano dell’Iri del Terzo settore come di una “ennesima mangiatoia e centro di potere nella quale piazzare uomini vicini a Renzi e dalla quale gestire i flussi di finanziamenti, senza bandi o concorsi, nei confronti di progetti nel terzo settore”. Il riferimento è chiaro. “Italia Sociale – dicono i 5 stelle – porta palesemente la firma di Vincenzo Manes, consulente ad personam e pro bono del presidente del Consiglio Matteo Renzi in materia di sociale e Terzo settore, già generoso finanziatore delle campagne di Renzi con sostanziose donazioni alla Fondazione Open”. In alternativa i grillini propongono di resuscitare l’Agenzia per il Terzo Settore, “cancellata dal governo Monti e richiesta invece da numerosi operatori di quel comparto, con il Forum del Terzo Settore in prima linea”.

Ma le critiche alla volontà accentratrice del governo arrivano anche da casa sua, ovvero dal Pd. Che su questo punto vive un’altra frattura. Tra le tantissime proposte di modifica presentate dai senatori all’emendamento del governo sull’”Iri” del sociale (243 subemendamenti in tutto), ce n’è in particolare uno, a prima firma Cecilia Guerra ma sottoscritto anche da colleghi di partito non della minoranza, che essenzialmente punta a riscrivere la norma. “Non siamo convinti della creazione di questa Fondazione – dice Guerra ad HuffPost – o si crea un organismo totalmente pubblico o ha poco senso frapporsi in una filiera privata già avviata. Per altro veicolando finanziamenti su basi che speriamo almeno siano ispirate alla trasparenza”. E questa posizione, ci tiene a specificare la Guerra, “non è della minoranza Pd, anche se diversi di noi la sostengono, ma dei senatori del Pd che seguono queste materie”.

A farsi promotore di modifiche alla norma voluta dal governo è lo stesso relatore del ddl Terzo settore, Stefano Lepri, sempre del Pd. Se il governo, come sembra, riformulerà il proprio emendamento con le indicazioni di Lepri e di altri senatori del Pd, la Fondazione rimarrà comunque in piedi, ma non sarà indicata necessariamente la sede di Milano (anche se poi sarà lo stesso governo a dover emanare la norma attuativa e quindi potrà scegliere di confermarne la sede), dovrà fare da catalizzatore di finanziamenti solo privati (e non anche pubblici), lo Stato non la potrà finanziare, e si dovranno erogare fondi solo a enti del terzo settore. I criteri adottati dovranno essere trasparenti e il decreto di creazione dovrà passare dal Parlamento. Dovrà inoltre essere prevista una valutazione dell’impatto sociale delle iniziative della Fondazione.

 

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