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Riforma Terzo settore: gli Enti di promozione sportiva contestano il Codice

Comunicato stampa

 

Roma, 19 giugno – Il valore sociale dello sport, seppur chiaramente riconosciuto dalla legge di riforma del Terzo settore, sembra però essere pesantemente messo in discussione e tenuto fuori dai decreti attuativi della legge stessa. Gli  Enti di promozione sportiva, attraverso un documento unitario nazionale, contestano in particolar modo l’articolo 35 del decreto legislativo relativo al Codice del Terzo settore.
Dall’interpretazione letterale del testo,  gli Enti di promozione sportiva rischierebbero di  essere tagliati fuori dal perimetro delle associazioni di promozione sociale e di non poter essere considerati  Rete associativa, organismo di vitale importanza nell’immediato futuro.

Un allarme che hanno lanciato tutti gli Enti di promozione sportiva, che complessivamente rappresentano oltre 8 milioni di associati.  La richiesta è quella che governo e commissioni parlamentari che stanno lavorando alla definizione dei Decreti attuativi della legge, rivedano il testo: “Negli anni – si legge nel documento che hanno diffuso – la progettazione sociale ha visto il protagonismo degli Enti di Promozione sportiva che sono intervenuti negli ambiti dell’educazione, della promozione della salute, dell’inclusione sociale, della mediazione interculturale, della rigenerazione delle periferie. Attività che verrebbero sacrificate per effetto della norma”.


Ecco il testo integrale del documento:

L’associazionismo sportivo della promozione sociale non ci sta

L’ultimo Censimento Istat, risalente al 31 dicembre 2011, riportava il numero di 92.838 (pari al 30,8% delle istituzioni italiane e al 47,4% delle istituzioni attive nel settore della Cultura, sport e ricreazione) con riferimento alle istituzioni non profit che svolgevano in via prevalente attività sportive. Mentre le istituzioni che svolgevano attività sportive come area di intervento secondaria erano 21.449 (pari al 7,7% del totale nazionale), per un totale di 114.287 unità.
Da questi numeri è facile evincere il grande valore dello sport di cittadinanza come elemento costitutivo della promozione sociale.
L’associazionismo sportivo affonda le proprie radici nel mutualismo tardo ottocentesco che ha sviluppato forme di solidarietà, coesione e responsabilità sociale. Le organizzazioni internazionali, dall’Onu all’Oms, riconoscono lo sport come strumento per promuovere educazione, salute, sviluppo e pace.

Il Presidente della Repubblica, all’incontro con i rappresentanti del mondo dello sport di qualche giorno fa, ha parlato delle società sportive di periferia come di una galassia che arricchisce di valori la vita comune, indicando lo sport come una efficace leva sociale, culturale, educativa ed economica, come educazione alla cittadinanza. Stessi principi sono stati ribaditi dal Ministro allo Sport Luca Lotti presente in quell’occasione.
Tutto questo rischia di essere svuotato di sostanza per effetto del Decreto Legislativo relativo al Codice del Terzo settore. L’articolo 35 infatti, al comma 3, prevede che “gli atti costitutivi delle associazioni di promozione sociale possono prevedere l’ammissione come associati di altri enti del Terzo Settore, a condizione che il loro numero non sia superiore al trenta per cento del numero delle associazioni di promozione sociale”.
Dall’interpretazione letterale del testo si deduce che gli Enti di promozione sportiva non possano più beneficiare della qualifica di associazioni di promozione sociale potendo avere tra i propri affiliati soggetti che non trovano motivo per iscriversi nel Registro Unico del Terzo Settore.

Negli anni la progettazione sociale ha visto il protagonismo degli Enti di Promozione sportiva che sono intervenuti negli ambiti dell’educazione, della promozione della salute, dell’inclusione sociale, della mediazione interculturale, della rigenerazione delle periferie. Attività che verrebbero sacrificate per effetto della norma.
Non possiamo accettare che questo accada e chiediamo che ci sia un intervento correttivo da parte delle commissioni parlamentari che oggi hanno in esame il testo al fine di non disperdere un capitale sociale che contribuisce al benessere individuale e collettivo nelle nostre comunità.

AICS (Associazione Italiana Cultura Sport), ASI (Associazioni Sportive Sociali Italiane), CSAIN (Centri Sportivi Aziendali Industriali), CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale), CSI (Centro Sportivo Italiano), ENDAS (Ente Nazionale Democratico di Azione Sociale), MSP (Movimento Sportivo Popolare Italia), PGS (Polisportive Giovanili Salesiane), ACSI (Associazione Centri Sportivi Italiani), UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), US ACLI (Unione Sportiva ACLI), ASC (Attività Sportive Confederate), CNS LIBERTAS (Centro Nazionale Sportivo Libertas), OPES (Organizzazione Per l’Educazione allo Sport).

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