#Ambiente e territorio #Associati

Ischia, “non più rimandabile la messa in sicurezza del territorio”

All’indomani del terremoto nell’isola campana che ha provocato due morti e circa 40 feriti, la Campania “riscopre” di essere una tra le regioni più a rischio, dove la manutenzione ordinaria e la messa in sicurezza del territorio rispetto ai rischi sismico, vulcanico e idrogeologico sono la “grande opera pubblica” necessaria e più urgente di tutte. Una grande opera pubblica incompatibile con qualsiasi forma di sanatoria edilizia mascherata. Ad Ischia, fa sapere Legambiente, sono circa 600 le case abusive colpite da ordine definitivo di abbattimento e 27mila le pratiche di condono presentate in occasione delle tre leggi nazionali sulle sanatorie edilizie.

La presidente di Legambiente Rossella Muroni e il presidente di Legambiente Campania Michele Buonomo si uniscono al dolore della popolazione ischitana e ribadiscono come la drammaticità dell’evento ricorda, ancora una volta, che “l’Italia è un Paese fragile e a rischio sismico, dove investire nella riqualificazione degli edifici per renderli sicuri non è più rimandabile”.

Ischia è da sempre simbolo di abusivismo edilizio, di cementificazione disordinata e di impunità. Davanti a questa ennesima tragedia, scrive Legambiente, “speriamo che chi in queste settimane sta cavalcando il tema dell’abusivismo di necessità, per ricercare consenso elettorale, si fermi”.

“In Campania, una legge regionale battezza di fatto l’abusivismo di Stato; in Sicilia il Sindaco di Licata viene defenestrato perché combatte il cemento illegale; in Sardegna la legge in discussione cerca di riaprire la cementificazione lungo le coste; nelle Marche la giunta regionale approva in tutta fretta una legge per snellire le procedure della ricostruzione passando sopra a regole e piani. Non è così che si guida un Paese e si fanno gli interessi dei cittadini. In un Paese civile e democratico l’illegalità si combatte e non può essere autorizzata o giustificata dalla politica.

La risposta deve essere netta e chiara e passa attraverso l’esigenza di un cambiamento del ciclo edilizio, che partendo da un piano straordinario di abbattimenti convinca governo nazionale e regionale a porre l’attenzione concreta sulla rigenerazione dei tessuti urbani, sulla riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente.

L’Italia è un Paese fragile deturpato da cemento speculativo e illegale, i cui numeri sono eloquenti: nel 2016 gli abusi sono stati circa 17mila. In dieci anni in Campania sono state realizzate circa 60mila case abusive. E non parliamo di abusi di necessità, un fenomeno terminato alla metà degli anni novanta, ma di soggetti organizzati che hanno tirato su interi quartieri, in aree dove controllano tutto. Così negli anni abbiamo consumato il 66% delle coste calabresi, oltre il 50% di quelle campane e siciliane. E se il cemento illegale avanza velocemente le demolizioni di immobili abusivi procedono con lentezza: in Italia, dal 2001 al 2011, solo il 10,6% degli immobili è effettivamente andato giù. Una percentuale che precipita al 4% nella provincia di Napoli e rasenta lo zero a Reggio Calabria e Palermo”.

Collaborazioni

acri
anci
caritas
finanza sostenibile
fondazione triulza
istat
minstero del lavoro
Next
Social economy
welforum

Media partnership

Vita
Dire
redattore sociale
buone notizie