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5 per mille – L’analisi di Massimo Novarino (Forum Terzo Settore) su Buone Notizie – 01/05/2018

Su Buone Notizie del 1 maggio 2018, l’analisi sul 5 per mille alla luce della riforma del Terzo settore di Massimo Novarino, dell’Ufficio Studi del Forum Terzo Settore. Di seguito il testo dell’articolo.

 

“Il 5×1000 è uno strumento di «sussidiarietà fiscale» che consente ai cittadini di scegliere a quale settore volontariato, ricerca scientifica, ricerca sanitaria, sport dilettantistico, Comuni, attività culturali – e a quale ente devolvere una quota parte delle proprie tasse. È molto apprezzato: da oltre 10 anni, da un lato, oltre 15 milioni di contribuenti (i 2/3 del totale) usano questo strumento; dall’altro, alcune decine di migliaia di enti non profit (associazioni, fondazioni, cooperative sociali) ogni anno si mobilitano per presentare all’opinione pubblica le loro attività e meritarsi l’attenzione dei contribuenti. Di per sé il 5×1000 promuove la trasparenza. Gli enti – senza imposizioni di sorta o più o meno complicati strumenti di rendicontazione sono stimolati a comunicare le loro attività puntando alla reputazione e alla creazione e mantenimento di un rapporto fiduciario diretto con i contribuenti, che così possono vagliare se la fiducia è ben riposta o meno. Si tratta di un paradigma assai interessante poiché chiama alla responsabilità sia gli enti che i cittadini, con la pubblica amministrazione a «regolare il traffico». In ogni caso, gli enti beneficiari sono tenuti a inviare un rendiconto al ministero di competenza e soggetti a sanzioni. Negli anni sono emerse alcune criticità ben fotografate dal rapporto della Corte dei Conti del 26/10/2015 e già con il Dpcm del 07/07/2016 si era provveduto a semplificare le procedure di iscrizione. Ma le correzioni più rilevanti sono state demandate al Dlgs 111/17 che ha provveduto a fissare alcuni punti quali, ad esempio: 1) la revisione degli enti ammessi al beneficio, per definire i quali occorre attendere l’entrata in vigore del Registro Unico Nazionale del Terzo settore; 2) l’accelerazione delle procedure di riparto degli importi: ad oggi occorrono oltre 2 anni tra la firma del contribuente e la effettiva devoluzione degli importi all’ente prescelto; 3) l’esclusione dell’uso del 5×1000 per le spese di pubblicità, cosa che consente di riequilibrare l’accesso alla misura tra grandi soggetti che hanno grandi capacità organizzative promozionali e piccoli enti; 4) la determinazione di un limite inferiore sotto il quale non procedere alla erogazione: alcune migliaia di enti sono destinatarie di poche decine di euro, somme che poco influiscono sulla vita degli enti ma che comportano l’allungamento dei tempi burocratici e diseconomie (la pratica amministrativa è più onerosa del contributo erogato); 5) la definizione del riparto del cosiddetto «inoptato»: il contribuente può apporre la firma per destinare il suo 5X1000 ad un certo settore senza indicare a quale ente destinarlo. Il risultato è che vi sono decine di milioni di euro senza tale indicazione: ad oggi si è provveduto ad una ripartizione seguendo la proporzione degli enti prescelti ma è aperto il dibattito se questo sia il criterio più equo. Per rendere effettivo tutto questo è però necessaria l’emanazione di un apposito Dpcm del quale si è ancora in attesa. È vero che, sino a quando non entrerà in vigore il Registro Unico del Terzo Settore, nulla cambia circa l’accesso degli enti al 5X1000 ma una rapida emanazione del Dpcm può certo avere immediato riscontro su tutti gli altri aspetti sopra riportati”.

 

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