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“Il principio di concorrenza? Meglio co-progettare”, Buone Notizie – 29/05/2019

Su Corriere Buone Notizie, prosegue il dibattito “Bandi e Terzo settore”: nel numero di martedì 29 maggio, l’intervento della portavoce del Forum Terzo Settore, Claudia Fiaschi. Di seguito il testo.

 

“La questione delle modalità di finanziamento delle attività del Terzo settore necessita oggi di un’approfondita riflessione, innanzitutto per l’influenza che ha sulla funzione e l’identità stessa degli ETS.

Esiste infatti un rischio che il Terzo settore vada incontro a un indebolimento della propria capacità innovativa di lettura e risposta ai bisogni delle persone, a un “ridimensionamento forzato” della sua visione, estesa e lungimirante, della società e delle sue trasformazioni. Questo rischio è causato da un sistema di finanziamento basato su una logica concorrenziale ed escludente e si traduce spesso in sequenze di bandi troppo settoriali e di respiro corto.

Nel suo dna, il Terzo settore ha la capacità di cogliere le criticità dei vari periodi storici e di individuare risposte efficaci, sia in termini di outputs (nel breve termine) che di outcomes (nel lungo termine). Non solo: sua fondamentale funzione è quella di avviare l’advocacy affinché determinate soluzioni a problematiche esistenti entrino nell’agenda di chi possiede il potere decisionale o le risorse per realizzarle. La sua logica è aperta, includente, partecipativa e crea rapporti orizzontali.

Il meccanismo verticale di bandi concorrenziali, invece, non di rado relega il Terzo settore a mero esecutore di attività decise dai finanziatori, negandogli la possibilità di mettere a disposizione il proprio contributo di saperi ed esperienze. La necessità della vittoria sui competitors per garantirsi la sopravvivenza rischia quindi di svuotare di senso e di prospettiva l’azione degli ETS, impedendo o limitando la contaminazione di idee ed energie.

Il cosiddetto “progettificio” è la conseguenza dell’immissione del modello “tradizionale” di economia di mercato all’interno degli ambiti sociali, dove però tanto i parametri di valutazione quanto gli obiettivi desiderabili sono differenti: qui, infatti, i risultati migliori si ottengono solo raccogliendo e valorizzando la partecipazione di più soggetti. Includendo piuttosto che escludendo.

Le alternative, però, esistono, sia nel pubblico che nel privato: in quest’ultimo sono già diverse le esperienze di progettazione partecipata che dimostrano l’efficacia di un modello che coinvolge energie e identità diverse (penso alle attività di rigenerazione urbana realizzate a Napoli nell’ex Istituto di Montecalvario da FOQUS, Fondazione Quartieri Spagnoli, o al Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, gestito dall’impresa sociale Con i Bambini). Nell’ambito pubblico, si possono citare ad esempio i Patti di sussidiarietà tra PA e Terzo settore previsti dalla legge 42 del 2012 della Regione Liguria, la cui stesura, tra l’altro, è stata il frutto di una collaborazione con l’ex portavoce del Forum Terzo Settore ligure, Valerio Balzini.

E in questa direzione va anche il Codice del Terzo settore della recente riforma, che prevede, attraverso la co-progettazione e la co-programmazione, un importante passo in avanti per la costruzione di relazioni ispirate a nuovi paradigmi tra enti pubblici e ETS.

Percorrere strade diverse da quelle “tradizionali”, pertanto, è possibile: bisogna, però, mettere in discussione la convinzione che il principio della concorrenza sia applicabile in tutti i contesti e soprattutto che conduca sempre a risultati migliori”.

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