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Decreto Sicurezza: un colpo ai diritti, al dissenso e alla coesione sociale

Il CNCA e le ACLI esprimono una netta opposizione al cosiddetto Decreto Sicurezza, recentemente approvato in Parlamento. In due distinti comunicati, le organizzazioni denunciano l’impostazione repressiva del provvedimento, che compromette diritti fondamentali, colpisce persone vulnerabili – come migranti, attivisti, detenuti e senza casa – e reprime il dissenso, elemento vitale della democrazia. Entrambe le realtà chiedono un cambio di rotta che metta al centro la dignità della persona, la giustizia sociale e la coesione democratica.

 

 

Decreto Sicurezza, grave passo indietro per la nostra democrazia
Demonizza il dissenso, elemento strutturale e vitale della vita democratica, e colpisce categorie di persone additate ingiustamente come una grave minaccia per la collettività

5 giugno 2025

Il CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti) esprime profonda preoccupazione per l’approvazione del cosiddetto decreto Sicurezza. Azzerando il dibattito parlamentare, governo e maggioranza elevano a legge dello stato una posizione fortemente autoritaria non compatibile con la democrazia liberale e si accaniscono contro soggetti additati ingiustamente come una grave minaccia per la collettività, puniti oltretutto con pene abnormi e ingiustificabili: i ragazzi che protestano per l’incapacità della politica di affrontare un’emergenza climatica che segnerà la storia dell’umanità, le donne rom incinte o con figli piccolissimi, gli occupanti di case inutilizzate da anni, spinti dalla necessità di trovare un alloggio in un mercato immobiliare dai costi fuori controllo anche per chi ha un lavoro regolare a tempo pieno e che fanno felici solo i percettori di rendite – in questo caso non per l’incapacità della politica, ma con la sua collusione –, i carcerati e le persone migranti rinchiuse nei Cpr che vivono in condizioni disumane in strutture sovraffollate e amministrate con grande fatica. A tutti costoro il governo promette una robusta dose di repressione, senza curarsi dei problemi e delle esigenze enormi di cui queste persone sono portatrici. Una furia ideologica e un populismo penale che sono, essi sì, una minaccia per la nostra democrazia, come hanno evidenziato numerosi organismi internazionali e molti costituzionalisti. Un approccio che demonizza l’espressione del dissenso, che è invece un elemento strutturale e vitale della vita democratica.

Il CNCA ha provato a contrastare questa deriva autoritaria e illiberale con un’iniziativa di resistenza civilepromossa insieme a A Buon Diritto, Acli, Antigone, Arci, Cgil, Forum Droghe, L’Altro Diritto, La Società della Ragione, Ristretti Orizzonti, Forum Disuguaglianze e Diversità, Sbilanciamoci!. Un digiuno a staffetta che ha coinvolto oltre 500 persone. Abbiamo organizzato due conferenze stampa, alla Camera dei deputati e al Senato, in corrispondenza del passaggio del provvedimento presso le due Camere, per sensibilizzare l’opinione pubblica e chiedere ai parlamentari di non convertire in legge delle norme che riducono le libertà fondamentali e perseguitano vecchi e nuovi capri espiatori.

“Lo scorso sabato”, dichiara Caterina Pozzi, presidente del CNCA, “abbiamo manifestato a Roma anche noi, insieme a molte altre e altri, contro il decreto e per dire no alla repressione del dissenso. Moltissimi i giovani che hanno sfilato per rivendicare il loro diritto di protesta, il loro diritto a pretendere un futuro migliore. Il decreto è diventato legge, ma non ci fermeremo nel nostro dissenso, pacifico e ostinato, contro un provvedimento che promette sicurezza sapendo bene che solo attraverso la garanzia dei diritti, la cura reciproca, la tutela dell’ambiente e la diminuzione drastica delle diseguaglianze si costruiscono i presupposti per una buona convivenza. Mi viene in mente Don Milani, che invitava a disobbedire a leggi ingiuste, a battersi perché siano cambiate. Quando è l’ora, non c’è scuola più grande che pagare di persona per un’obiezione di coscienza, violare la legge che si ritiene ingiusta e accettare la pena che essa prevede. Non possiamo stare zitte e zitti dinanzi alla repressione di chi vuole partecipare alla vita democratica, non possiamo – soprattutto – restare inerti.”

Info
Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa e comunicazione
Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienti (CNCA)
cell. 329 2928070 – email: ufficio.stampa@cnca.it
www.cnca.it

 

DECRETO SICUREZZA, ACLI: “SCELTA PREOCCUPANTE CHE COMPROMETTE DIRITTI FONDAMENTALI E COESIONE SOCIALE

L’approvazione in Senato del Decreto Sicurezza rappresenta un passaggio preoccupante per il nostro Paese. In nome della sicurezza e del controllo dell’ordine pubblico, si introducono misure che rischiano di compromettere diritti fondamentali e colpire in modo sproporzionato le persone migranti, tra le più vulnerabili della nostra società.
“Non possiamo tacere la nostra profonda preoccupazione – dichiara Gianluca Mastrovito, Delegato Nazionale Acli per l’Immigrazione e l’Accoglienza  – di fronte a un provvedimento che apre alla costruzione accelerata dei CPR, spesso in deroga alle normative vigenti, e che rischia di istituzionalizzare un modello di gestione dell’immigrazione fondato più sulla detenzione e sul contenimento che sull’accoglienza e sull’integrazione. Il rischio è che questi centri diventino delle carceri mascherate, in cui la privazione dei diritti e della dignità si somma al silenzio forzato del dissenso”.
“La cittadinanza – prosegue Mastrovito – non può essere considerata un premio condizionato, ma il riconoscimento pieno e irreversibile di un’appartenenza conquistata attraverso un percorso legale e spesso lungo. Creare cittadini di serie A e serie B significa indebolire il patto democratico su cui si fonda la nostra Repubblica. Le migrazioni non si fermano con i divieti ma si governano con politiche lungimiranti che investano in inclusione, formazione, lavoro e rispetto della dignità umana. Parlare di sicurezza senza affrontare le cause profonde della fragilità sociale rischia di alimentare solo paura e divisione. La vera sicurezza si costruisce in una società che non lascia indietro nessuno”.
“Questa legge rafforza la repressione e indebolisce la coesione sociale. Punisce il dissenso pacifico, ignora le cause del disagio e priva il carcere di ogni funzione educativa. In questo modo la giustizia viene ridotta a strumento punitivo: servono politiche che prevengano il conflitto e valorizzino la dignità, anche di chi ha sbagliato. – ha detto Mariangela Perito, Responsabile Coordinamento Donne e delegata alla Giustizia riparativa  per le Acli nazionali –  Il carcere non può essere solo un contenitore di esclusione, considerando anche le condizioni in cui purtroppo versano i nostri istituti carcerari, non possiamo ignorare  la resistenza passiva, lo sciopero della fame e le altre forme di protesta che sono l’ultimo grido di chi non ha più voce. Una democrazia matura si misura dalla capacità di ascoltare, non di reprimere.”
Le ACLI invitano tutte le istituzioni e le forze politiche a riflettere sull’impatto umano, sociale e democratico di questo decreto, e a rimettere al centro dell’azione pubblica la persona, i suoi diritti e la coesione della nostra comunità.
 
 
Luca Rossi – Resp.le Ufficio Stampa ACLI
Via G. Marcora 18/20 – ROMA
 
cell. 3669539817
 

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