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Giornata Mondiale dell’alimentazione, Slow Food: “Nel mondo della fame, dello spreco e della guerra, il cibo sia vita e nutrimento”

Intervento di Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, da Il Fatto Quotidiano del 13 ottobre 2025

Per debellare la fame basterebbe che i sette paesi più potenti del mondo riducessero del 2,9% la loro spesa militare. Il sistema alimentare contribuisce ai due terzi delle emissioni di gas climalteranti. Ecco perché dobbiamo pretendere una cultura di pace che riconosca a tutte e tutti il diritto a una vita di prosperità e al cibo che la nutre.

Ancora nel 2025 quasi un miliardo di esseri umani non ha regolare accesso al cibo. Eppure, per debellare la fame basterebbe che i sette paesi più potenti del mondo, riducessero del 2,9% la loro spesa militare. Spesa che nel 2022, secondo i dati di Oxfam, è stata complessivamente di 2.200 miliardi di dollari. A questo si aggiunga che lo spreco di cibo (la maggior parte nella fase della commercializzazione e del consumo) pari a un miliardo e tre tonnellate all’anno, costa circa un trilione di dollari.

Paradossi di un modello economico e sociale che equipara il cibo a ogni altra merce, generando così un sistema alimentare che riverbera tutte le storture del consumismo: eccedenze produttive, spreco, scarto e speculazione. Un sistema alimentare ingiusto e impattante, incardinato su combustibile fossile, sostanze di sintesi (fertilizzanti e pesticidi), meccanizzazione spinta, brevetti sementieri per favorire monocolture. Produzione massiva di poche varietà vegetali, allevamento intensivo di un ristretto numero di razze animali e una generale omologazione dei gusti.

Tutto questo ha anche un impatto ambientale devastante, se è vero che l’intero sistema alimentare globale contribuisce per circa un terzo del totale emissioni di gas climalteranti. E in questi tempi così duri che ci troviamo a vivere, le cronache ci restituiscono l’orrore della sottrazione strategica di cibo per affamare, ammalare e uccidere le popolazioni: il cibo come arma di guerra.

Eppure noi siamo parte della Natura, dunque anche noi dovremmo, riconoscere come fine ultimo la preservazione della vita. È per preservare la vita che si mangia. È per preservare la vita che ci si riproduce. È per preservare la vita che si tutela la biodiversità e gli ecosistemi. La nostra società sembra aver sostituito il profitto alla sacralità del principio definitivo della vita.

A giorni si celebrerà la Giornata Mondiale dell’alimentazione voluta dalle Nazioni Unite: ma che senso può avere oggi se non quello di ricordarci di salvare la biodiversità? Se non quello di evocare una reale sovranità alimentare che riconosca ai popoli il diritto di alimentarsi in maniere adeguata sotto tutti i profili e quindi di determinare le proprie politiche agricole? Se non quello di chiedere con forza un governo etico per il sistema alimentare, perché il cibo non entri nelle logiche finanziarie e tantomeno in quelle belliche! Se non quello di pretendere una cultura di pace che riconosca a tutte e tutti il diritto a una vita di prosperità e al cibo che la nutre.

 

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