Legambiente presenta il VI report Carovana dei ghiacciai: nel 2025 Alpi e ghiacciai sempre più fragili e instabili
09 Dicembre 2025
In vista della giornata mondiale della montagna e nell’anno internazionale dei ghiacciai, Legambiente presenta il VI report Carovana dei ghiacciai con dati sull’instabilità in alta quota
Nel 2025 Alpi e ghiacciai sempre più fragili e instabili: 40 gli eventi franosi documentati in alta quota, soprattutto crolli di roccia e colate detritiche
In aumento gli eventi meteo estremi: 154 quelli mappati in questi 11 mesi dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente nelle regioni dell’arco alpino. Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria le più colpite.
Tra i casi simbolo: la valanga di roccia e ghiaccio di Blatten in Svizzera e le ripetute colate detritiche sull’Alemagna (BL). Tra i ghiacciai in sofferenza: il re delle Alpi europee, l’Aletsch, il re d’Italia, l’Adamello, e i piccoli ghiacciai tedeschi della Zugspitze
Legambiente, CIPRA Italia e Fondazione Glaciologica Italiana: “Servono più monitoraggi costanti e puntuali, piani di mitigazione e adattamento, un catasto aggiornato dei ghiacciai e una mappatura nazionale del permafrost come chiediamo con il Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse”
Dal 9 dicembre il poadcast “Dove il ghiaccio scompare. In viaggio con la Carovana dei Ghiacciai”:
sei puntate su fragilità, bellezza, presente e futuro dell’alta quota. Disponibile su La Nuova Ecologia,
le principali piattaforme di streaming audio, i canali di CIPRA Italia e Legambiente.
Dalle Alpi agli Appennini: domani a Roma il VI Forum Nazionale dedicato al 30ennale di “Appennino Parco d’Europa”
Ascolta il trailer di “Dove il ghiaccio scompare. In viaggio con la Carovana dei ghiacciai”
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Alpi e ghiacciai sempre più fragili, vulnerabili e soprattutto instabili. Nel 2025 il campanello d’allarme arriva da frane, crolli di roccia e colate detritiche in alta quota, ma anche dall’aumento degli eventi meteo estremi che investono sempre più le regioni alpine, complice la crisi climatica che causa la fusione dei ghiacciai alpini e le piogge intense anche in alta quota. A scattare questa fotografia è il VI report Carovana dei ghiacciai di Legambiente dal titolo “Ghiacciai alpini ed eventi estremi in un clima che cambia”, presentato oggi a Torino, presso il Museo nazionale della montagna “Duca degli Abruzzi, in vista della giornata internazionale della montagna (che si celebra l’11 dicembre) e realizzato in collaborazione con CIPRA ITALIA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi), con la Fondazione Glaciologica Italiana in qualità di partner scientifico, e con partner FRoSTA e Sammontana e partner tecnico EPHOTO. I numeri del report parlano chiaro.
FRANE: Nel 2025 da inizio gennaio ad oggi sono 40 gli eventi franosi documentati ad alta quota nell’arco alpino, concentrati soprattutto nella stagione estiva, con un crescendo dal mese di giugno (10) ad agosto (18). In particolare, da inizio anno i crolli di roccia, stando all’analisi della ricercatrice Marta Chiarle del CNR-IRPI, hanno quasi eguagliato per numerosità le colate detritiche (rispettivamente 18 e 20 eventi documentati). Il Veneto con 17 eventi franosi e la Valle D’Aosta, con 12, le regioni più colpite. Ai dati del 2025 si affiancano quelli sul lungo periodo: dal 2018 al 2025, stando all’elaborazione di Legambiente su dati Ispra-Inventario dei fenomeni franosi in Italia (Progetto IFFI), sono ben 671 gli eventi franosi principali registrati nelle sette regioni dell’arco alpino(Liguria, Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto-Adige, Friuli-Venezia Giulia). Un territorio, quello delle regioni dell’arco alpino, dove sino ad oggi sono state censite e mappate – stando ai dati di ISPRA riportati sulla piattaforma Idrogeo e sull’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (IFFI) – oltre 239 mila frane che interessano più di 276 mila persone.
EVENTI METEO ESTREMI E CRISI CLIMATICA: nel 2025 preoccupa anche l’aumento degli eventi meteo estremi nelle regioni alpine. Secondo i nuovi dati aggiornati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, sono ben 154 quelli registrati da gennaio a fine novembre 2025 nelle regioni dell’arco alpino contro i 146 del 2024. Allagamenti da piogge intense, 52 casi, seguiti da danni da vento (27), esondazioni fluviali (25) e frane da piogge intense (21) gli eventi meteo più frequenti. La Lombardia si conferma la regione più colpita con 50 eventi meteo estremi che hanno causato danni, seguita da Veneto (32), Piemonte (28) e Liguria (27). E con l’avanzare della crisi climatica la situazione potrebbe aggravarsi: un recente studio condotto dagli scienziati delle università di Losanna (UNIL) e di Padova, basato sull’analisi dei dati di quasi 300 stazioni meteorologiche montane, indica che un aumento di 2°C della temperatura regionale potrebbe raddoppiare la frequenza di questi eventi estremi. Altro alert riguarda anche l’aumento delle temperature, che accelera da un lato la fusione dei ghiacciai e dall’altra comporta meno nevicate. In 60 anni sulle Alpi Italiane, secondo i dati emersi da Carovana dei ghiacciai 2025 di Legambiente e dai dati della Fondazione Glaciologica Italiana, si è persa un’area glaciale di oltre 170 km2.
CASI SIMBOLO FRANE e GHIACCIAI: Ai dati si affiancano le immagini di alcuni casi simbolo che hanno segnato questo 2025.In fatto di instabilità glaciale, c’è la grande valanga di roccia e ghiaccio originatasi per il collasso del Ghiacciaio di Birch in Svizzera che lo scorso maggio ha seppellito il villaggio di Blatten. Qui ha fatto tappa laCarovana dei ghiacciai 2025, la campagna di Legambiente che da sei anni monitora in Italia e all’estero lo stato di salute dei ghiacciai e dell’alta quota, che a Blatten ha toccato con mano la grande ferita ancora visibile sul versante svizzero, constatando anche la prontezza con cui è stata gestita l’emergenza, grazie ai dati del monitoraggio in atto. Tra gli altri esempi simbolo del 2025 ci sono le ripetute colate detritiche – 14 gli eventi documentati nell’estate 2025 – che da giugno a fine agosto hanno tenuto sotto scacco la S.S. 51 di Alemagna (BL), riaprendo il dilemma tra sicurezza e tutela della viabilità, a pochi mesi dall’inizio delle Olimpiadi invernali di Cortina-Milano. Tra i ghiacciai più in sofferenza, il re delle Alpi europee, l’Aletsch, in Svizzera, che dal 2000 al 2023 è arretrato in media di 40 metri l’anno (Glamos, rete di monitoraggio dei ghiacciai svizzeri), perdendo spessore soprattutto nella sua lingua terminale. L’Adamello-Mandrone, il più esteso ghiacciaio italiano, risulta in costante declino. Qui, a quota 2.600 metri, i dati elaborati da Provincia autonoma di Trento, SAT, MUSE, SGL e Università di Padova, hanno registrato un abbassamento di 4 metri della superficie; più in alto, le perdite si riducono, ma risultano comunque significative fino a 3.200 metri di quota. Per quanto riguarda poi i ghiacciai tedeschi dello Zugspitze, in Germania, lo Schneeferner settentrionale, secondo le proiezioni dei glaciologi tedeschi, entro il 2030 si ridurrà a poche placche residue di ghiaccio. Sullo stesso massiccio, il permafrost è destinato a scomparire entro il 2050.
COSA SERVE METTERE UN CAMPO: Di fronte ad una montagna sempre più instabile e fragile, Legambiente insieme a CIPRA ITALIA e Fondazione Glaciologica Italiana chiede che siano intraprese importanti azioni coordinate. L’avvio di un monitoraggio ambientale dell’alta quota, mirato ma continuativo, modulato caso per caso, sia per la sicurezza delle persone sia per la gestione dei territori montani. L’aggiornamento costante delle carte di pericolosità geomorfologica per supportare correttamente la pianificazione territoriale. L’avvio di campagne di comunicazione per informare la popolazione sulle misure di riduzione del rischio. È inoltre importante colmare le lacune conoscitive tra le quali: un catasto dei ghiacciai e una carta della distribuzione del permafrost aggiornati sull’intero territorio nazionale, fondamentali per rivedere le strategie di valutazione, monitoraggio e mitigazione dei rischi in montagna, tenendo conto dell’entità e della velocità delle trasformazioni in atto. É altrettanto fondamentale lavorare sui piani di mitigazione e di adattamento. Temi e proposte portate in primo piano anche questa estate con le sei tappe di Carovana dei ghiacciai 2025 di Legambiente – in Italia, Svizzera e Germania – e che sono anche al centro del Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse promosso da Legambiente insieme ad altre realtà, tra cui anche il CAI e sottoscritto da oltre 80 soggetti tra associazioni, enti di ricerca e istituzioni nazionali e internazionali.
“Le Alpi – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – sono una delle sentinelle più importanti della crisi climatica in atto in alta quota, e su cui non si può e non si deve abbassare la guardia. I dati del nostro studio finale di Carovana dei ghiacciai 2025, frutto di un lavoro congiunto con esperti del settore e ricercatori a partire dalla Fondazione Glaciologica Italiana, ci ricordano quanto la montagna e ghiacciai siano fragili e instabili e su cui bisogna intervenire con politiche coraggiose, piani di mitigazione e di adattamento, monitoraggi capillari e costanti come proponiamo nel Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse, coinvolgendo anche le comunità locali e promuovendo un nuovo approccio turistico sostenibile e attento nell’andare in montagna. I numerosi incidenti che si sono verificati questa estate ci ricordano anche quanto l’alta quota stia cambiando e quanto sia importante una fruizione più consapevole”.
“Dal 2000 il riscaldamento globale – commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi Legambiente, della campagna Carovana dei ghiacciai e presidente di CIPRA ITALIA – ha accelerato la perdita di migliaia di ghiacciai, piccoli e grandi, con effetti anche a valle. Il deterioramento del permafrost, ad esempio, ha un impatto significativo sui rischi in quota e, con l’avanzare della crisi climatica, fenomeni simili a quello di Blatten sono destinati a intensificarsi. L’analisi dei rischi, come quella sviluppata nel Canton Vallese, consente di individuare in anticipo le aree vulnerabili dimostrando come il monitoraggio resti uno strumento essenziale per la sicurezza delle persone e la gestione territoriale. Per questo il modello svizzero a nostro avviso merita di essere replicato e di essere preso come esempio insieme a quello sviluppato in Piemonte con il laboratorio a cielo aperto nei ghiacciai della Bessanese e della Ciaramella”.
“Nonostante le abbondanti precipitazioni — talvolta eccezionali — e una stagione di ablazione iniziata relativamente tardi e terminata presto, il caldo estivo, intenso e continuo, ha determinato l’ennesimo bilancio negativo per i ghiacciai italiani, come dimostrano i dati raccolti nella campagna glaciologica annuale” dichiara Valter Maggi presidente Fondazione Glaciologica Italiana. “Il ritiro glaciale in corso rappresenta la manifestazione più evidente del riscaldamento climatico che interessa stabilmente le nostre vette con un aumento della temperatura doppio rispetto il valore globale. Le misurazioni condotte dai nostri volontari e dagli enti associati confermano in modo inequivocabile che i corpi glaciali stanno subendo una significativa riduzione di volume e assottigliamento sull’intero arco Alpino. Comprendere la meccanica e i fattori scatenanti di questi fenomeni, spesso complessi e rapidi, è cruciale per la valutazione dei rischi e per la sicurezza delle infrastrutture e delle comunità che risiedono a valle. È pertanto fondamentale che le Istituzioni assicurino un supporto strutturale e costante alle reti di ricerca sui ghiacciai a lungo termine, come già succede in alcuni casi, permettendo alla comunità glaciologica italiana di mantenere attivo questo patrimonio di conoscenza indispensabile per la tutela dell’ambiente alpino e la sicurezza delle sue popolazioni.”
POADCAST “DOVE IL GHIACCIO SCOMPARE. IN VIAGGIO CON LA CAROVANA DEI GHIACCIAI”. Oltre ai dati sullo stato salute di Alpi e ghiacciai, a raccontare l’alta quota sono anche le voci e le storie del poadcast “Dove il ghiaccio scompare. In viaggio con la Carovana dei Ghiacciai”, presentato sempre oggi a Torino, a cura di CIPRA Italia per la Carovana dei ghiacciai e Nuova Ecologia e realizzato con il supporto di Fondazione Cariplo. Disponibile dal 9 dicembre sul sito La Nuova Ecologia, sulle principali piattaforme di streaming audio (Spotify, Spreaker, Apple Podcasts) e sui canali di CIPRA Italia, Legambiente e Legambiente Alpi, il podcast è articolato in sei puntate portando l’ascoltatore in un viaggio che si snoda attraverso le Alpi seguendo le tappe della sesta edizione di Carovana dei Ghiacciai 2025 tra Italia, Svizzera e Germania. La produzione editoriale è stata curata dalla giornalista ambientale e fisica dell’atmosfera Sofia Farina, mentre la colonna sonora originale e il sound design sono firmati da Giorgio Tidei. Le puntate in programma si potranno ascoltare nelle seguenti date: 9 dicembre (ghiacciai Presena e Adamello), 16 dicembre (ghiacciaio Aletsch), 23 dicembre (ghiacciaio del Ventina), 30 dicembre (Ortles Cevedale), 13 gennaio (ghiacciai dello Zugspitze), 20 gennaio (ghiacciai Ciamarella e Bessanese).
*Link we transfer: immagini video di copertura
L’ufficio stampa di Legambiente: 3496546593 Luisa Calderaro capo ufficio stampa
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