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Corriere della Sera – l’allarme sulle donazioni “No al tetto sul 5 per mille”- 6 giugno 2019

Nel 2017 quasi 17 milioni di firme nella dichiarazione dei redditi per onlus, Ong ed enti di ricerca. L’allarme: oltre il «tetto» la cifra non viene distribuita alle associazioni
di Claudia Voltattorni

Partiamo dalla notizia buona. Gli italiani, per dirla con un proverbio milanese, hanno sempre più il cuore in mano. Secondo i dati dell’Agenzia delle Entrate rielaborati dal magazine del nonprofit Vita, nel 2017 i contributi dei cittadini destinati al 5 per mille hanno superato i 500 milioni di euro. Una tendenza che cresce di anno in anno con sempre più italiani che scelgono una onlus, una Ong o un ente di ricerca cui destinare una parte delle proprie imposte. Nel 2006 erano 6 milioni le firme per il 5 per mille nella dichiarazione dei redditi: nel 2017 sono arrivate a 16,5 milioni per circa 65mila destinatari. E per la prima volta è stato superato il limite dei 500milioni di euro delle risorse disponibili fissato per legge.

E qui si arriva alla notizia meno buona.

Il raggiungimento del mezzo miliardo di euro rischia di far tornare il «tetto» al 5 per mille, fissato dal 2010 al 2013 (all’epoca era di 400 milioni) oltre il quale quanto destinato al Terzo settore tornava a disposizione del bilancio dello Stato. Ecco perché Vita ha lanciato l’allarme. Con il tetto, spiega il direttore Stefano Arduini, «la somma destinata al volontariato ma non assegnata fu di 310 milioni, contro quindi la volontà dei cittadini». Oggi c’è lo stesso rischio. Perché se nel frattempo una legge dello Stato ha fissato la copertura del 5 per mille a 500 milioni di euro, il mensile ha scoperto che le erogazioni sono state superiori, «ma non tutto è andato dove i cittadini chiedevano – continua Arduini -, e nessuno ha detto che il 5 per mille era diventato un 4 per mille».

Che fine faranno quindi quei circa 9 milioni in più arrivati a Ong, onlus e enti di ricerca? Da qui un’interrogazione parlamentare del senatore Pd Edoardo Patriarca con altri 34 colleghi ai ministri del Lavoro e dell’Economia Luigi Di Maio e Giovanni Tria per avere dati sull’importo esatto destinato al Terzo settore. Ma anche per chiedere l’innalzamento delle coperture per il 5 per mille nella prossima Legge di bilancio. «Il raggiungimento e il superamento del “tetto” dei 500 milioni – dice Patriarca – è un segnale bello di questo Paese, un dato positivo che indica la disponibilità dei cittadini verso il Terzo settore visto ormai come un bene comune» e questo, «nonostante da tempo si semini diffidenza e sospetto su questo mondo». Però «è necessario aumentare il fondo, con almeno 20 o 50 milioni di euro in più». Un impegno è stato preso direttamente dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon «consapevole della necessità di innalzare le risorse per il 5 per mille», ma si tratta di una decisione che coinvolge anche Mef e Agenzia delle Entrate con il quale c’è un tavolo tecnico in corso. E molto dipenderà dalle risorse disponibili.

Il direttore del Forum Terzo Settore Maurizio Mumolo chiede anche con urgenza il decreto attuativo sulla riforma del settore per stabilire a chi destinare il 5 per mille «inoptato», cioè non espressamente assegnato: «Si tratta di una cifra che va dal 10 al 15% del totale ridistribuita a favore dei più grandi (un terzo del totale) e che data ai più piccoli rischia di disperdersi, quando invece potrebbe essere utilizzata per sostenerli, magari con campagne di informazione e comunicazione». Mumolo sottolinea poi come siano aumentate anche le donazioni private, «nonostante le campagne denigratorie che hanno colpito il nostro settore negli ultimi anni: per fortuna il tentativo di contrastare il lavoro fatto dal volontariato non è riuscito e più di 12 milioni di italiani ancora ci credono».

Qui l’articolo: Corriere Sera 5 per mille

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