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Il Terzo settore cresce nonostante la pandemia: i dati Istat sulle istituzioni non profit

Presentati durante le giornate di Bertinoro 2022 i dati del censimento permanente aggiornati al 2020 

Qui il Rapporto completo: https://www.istat.it/it/files/2022/10/REPORT-NON-PROFIT-2022.pdf

Istituzioni in crescita nel Mezzogiorno, stabili o in diminuzione al Centro-nord

Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono 363.499 e, complessivamente, impiegano 870.183 dipendenti. Tra il 2019 e il 2020 le istituzioni non profit crescono dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il 2019 (+0,9%) mentre l’incremento dei dipendenti si mantiene intorno all’1,0% in entrambi gli anni. 

Nel 2020, le istituzioni crescono più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), sono stabili al Centro e nel Nord-ovest, in diminuzione al Nord-est (-0,5%). 

I dipendenti impiegati dalle istituzioni non profit aumentano di più nelle Isole (+5,1%), al Centro (+2,7%) e al Sud (+2,1%), diversamente dal Nord-ovest che presenta una variazione negativa (-1,0%). 

Le istituzioni non profit, benché a partire dal 2018 siano cresciute di più nel Mezzogiorno, presentano una distribuzione territoriale piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole. 

Più “giovani” le istituzioni non profit localizzate al Sud 

Le istituzioni non profit del Sud sono state costituite più di recente rispetto a quelle operanti nelle altre ripartizioni geografiche. La metà delle istituzioni non profit al Sud è stata costituita a partire dal 2010, nel Nord-est e nel Nord- ovest rispettivamente nel 2004 e nel 2005. 

Sempre in calo il numero di cooperative sociali

Nel 2020, come nei due anni precedenti, diminuisce il numero di cooperative sociali attive in Italia (-3,3%). Si riducono anche le istituzioni non profit con altra forma (-1,6%) contrariamente alle fondazioni (+2,9%) e alle associazioni (+0,5%). L’associazione resta la forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,2%), seguono quelle con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%). 

Nel settore dello sport quasi una istituzione non profit su tre

Il settore dello sport raccoglie il 32,9% delle istituzioni non profit, seguito da quelli delle attività culturali e artistiche (15,9%), delle attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’assistenza sociale e protezione civile (9,9%). La distribuzione del personale dipendente presenta una maggiore eterogeneità sebbene sia concentrata in pochi settori: assistenza sociale e protezione civile (48,4%), istruzione e ricerca (15,0%), sanità (11,9%) e sviluppo economico e coesione sociale (11,4%). 

Rispetto al 2019, le istituzioni non profit attive aumentano negli altri settori (+5,3%), nelle relazioni sindacali e rappresentanza interessi (+2,7%), nella sanità, assistenza sociale e protezione civile (+1,6%) e nella religione (+1,0%) mentre diminuiscono nei settori dello sviluppo economico e coesione sociale (-4,9%), dell’istruzione e ricerca (-1,6%) e della cultura, sport e ricreazione (-0,6%).

Più contributi del cinque per mille alle istituzioni non profit 

Nel 2020 sono 65.439 le istituzioni non profit iscritte nell’elenco degli enti destinatari del cinque per mille (17,0% del totale). Nell’anno di dichiarazione dei redditi 2020 aumentano, rispetto all’anno precedente, il numero degli enti beneficiari (+5,8%) e l’importo ricevuto (+1,6%), pari a circa 455,6 milioni di euro, contrariamente al numero di scelte espresse dai contribuenti al momento della dichiarazione che si attesta sui 12,6 milioni (-3,9%).

Il confronto tra la distribuzione delle istituzioni ammesse al contributo del cinque per mille e quella delle scelte operate dai contribuenti consente di individuare i settori di attività maggiormente premiati dai cittadini: quelli che presentano una percentuale di scelte superiore al peso relativo delle istituzioni che vi operano sono istruzione e ricerca (22,6% contro 4,9%), sanità (14,5% contro 9,4%) e cooperazione e solidarietà internazionale (11,9% contro 5,0%). La percentuale di scelte è invece inferiore alla quota di istituzioni nei settori delle attività sportive (3,9% contro 20,4%), culturali e artistiche (3,3% contro 10,6%), ricreative e di socializzazione (3,9% contro 10,1%), dell’assistenza sociale e protezione civile (26,7% contro 30,5%). 

Rispetto al 2019, il numero di scelte operate dai contribuenti diminuisce pressoché in tutti i settori di attività delle istituzioni non profit, in particolare in quelli dello sviluppo economico e coesione sociale (-8,3%) e istruzione e ricerca (-6,6%), ad eccezione dei settori della tutela dei diritti ed attività politica (+2,7%) e dell’ambiente (+1,4%). 

Diversamente, le variazioni degli importi sono di segno positivo nella gran parte dei settori di attività, in misura maggiore in quelli dell’ambiente (+6,7%) e della tutela dei diritti ed attività politica (+5,9%), con l’esclusione dei settori dello sviluppo economico e coesione sociale (-4,1%) e della cooperazione e solidarietà internazionale (-0,3%). 

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