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AOI – Israele militarizza gli aiuti umanitari a Gaza. Inaccettabile strumento di controllo e sfollamento

Il piano israeliano rappresenta una aperta violazione di norme internazionali inderogabili, di numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, del parere consultivo emesso dalla Corte Internazionale di Giustizia nel luglio 2024, nonché degli obblighi che Israele, in quanto potenza occupante, ha verso il rispetto dei codici umanitari. Esso configura una serie di ulteriori crimini di guerra e contro l’umanità, oltre a prevedere atti proibiti dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio (nota sinteticamente come UN Genocide Convention), adottata all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1948 nella sua terza sessione (Risoluzione 260 A).

Secondo quanto apprendiamo, il piano denominato “carri di Gedeone” prevede un’espansione delle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza, la presenza permanente di forze militari israeliane su una vasta parte del territorio e lo sfollamento forzato della popolazione verso aree remote, adiacenti a postazioni militari israeliane, con la gestione diretta della distribuzione degli aiuti alla popolazione civile da parte dell’esercito.

In 18 mesi l’offensiva israeliana ha causato almeno 52400 morti — tra cui 15613 bambini e 8304 donne — e migliaia di feriti. In questo periodo, Israele ha impunemente utilizzato la fame, la sete e la mancanza di cure come armi di guerra, distrutto ospedali, rifugi e infrastrutture, annientato la capacità produttiva interna della Striscia e deliberatamente ignorato tutte le misure imposte dalla Corte Internazionale di Giustizia, le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, così come gli appelli e le richieste di governi, organizzazioni non governative e Agenzie delle Nazioni Unite affinché rispettasse i propri obblighi. Dal 2 marzo scorso, un blocco totale dell’ingresso di aiuti nella Striscia ha causato la più grave crisi registrata da ottobre 2023, con decine di migliaia di bambine e bambini a rischio imminente di morte per malnutrizione, e purtroppo numerose vittime già accertate.

Secondo quanto riportato, la distribuzione degli aiuti avverrebbe all’interno della Striscia, ma solo attraverso hub progettati e gestiti dall’esercito israeliano, con il coinvolgimento di non meglio precisate compagnie private americane. L’intera popolazione verrebbe quindi costretta a spostarsi nelle vicinanze di questi hub per poter ricevere assistenza. Il piano sembrerebbe inoltre prevedere la possibilità per gli abitanti di Gaza, di uscire dalla Striscia. È lecito ritenere, anche in assenza di conferme ufficiali, che a queste persone non verrebbe poi consentito il ritorno.

Questo piano costituisce l’ennesima, inaccettabile violazione dei principi del diritto internazionale e dell’assistenza umanitaria. L’accesso agli aiuti deve essere garantito in maniera trasparente, affidato a soggetti dotati delle competenze e capacità necessarie, e coordinato nel rispetto della dignità delle persone, in modo capillare, neutrale e imparziale. Nella Striscia di Gaza esistono strutture e competenze adeguate per garantire assistenza alla popolazione nelle proprie aree di residenza: queste strutture, insieme a chi vi opera e ne beneficia, devono essere sostenute e protette, non smantellate o distrutte.

La situazione drammatica della Striscia di Gaza non deve, inoltre, oscurare quanto sta avvenendo nel resto del territorio occupato: in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, gli attacchi di esercito, polizia e coloni si susseguono con una ferocia inaudita, e hanno causato da ottobre 2023 centinaia di morti e decine di migliaia di sfollati. La mancanza di una chiara e ferma condanna da parte della comunità internazionale nei confronti dei crimini israeliani, incluso questo piano, equivale a un’accettazione di fatto della logica colonialista che lo sottende, rischiando di renderla complice del genocidio in corso a Gaza.

Le organizzazioni umanitarie e per i diritti umani presenti sul campo ribadiscono fin dall’inizio che l’unico modo per rispondere ai bisogni umanitari senza precedenti di oltre due milioni di civili è garantire un cessate il fuoco immediato e permanente, nonché un accesso completo, sicuro e senza ostacoli agli aiuti attraverso tutti i valichi terrestri.

Il messaggio unanime di queste realtà è chiaro: la sicurezza, la giustizia per tutti e una pace duratura possono essere garantite solo con la fine dell’occupazione israeliana e la tutela concreta e incondizionata del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione.

Chiediamo che il nostro governo condanni con chiarezza e decisione la politicizzazione degli aiuti, nonché il piano di sfollamento forzato e pulizia etnica, agendo nel rispetto dei principi e degli obblighi internazionali sanciti dalla nostra Costituzione, in particolare attraverso:

  • l’attivazione di tutti i canali diplomatici e politici possibili per il raggiungimento di un cessate il fuoco immediato e permanente, la riapertura di tutti i valichi e l’ingresso di aiuti e personale umanitario;
  • un impegno certo e autorevole per la liberazione immediata di tutti gli ostaggi israeliani trattenuti a Gaza e dei prigionieri palestinesi detenuti arbitrariamente da Israele;
  • la cessazione immediata di qualunque fornitura di armi, componenti d’arma, tecnologie e servizi militari allo Stato di Israele;
  • la decisione ferma di procedere in sede nazionale, e promuovere in sede europea, con sanzioni immediate nei confronti di Israele;
  • la richiesta della fine dell’occupazione militare illegale dei territori palestinesi da parte di Israele;
  • la richiesta della sospensione dell’attuale accordo di associazione tra Unione Europea e Israele, in quanto non fondato sul rispetto dei diritti umani e dei valori democratici;
  • il pieno sostegno ai meccanismi di giustizia internazionale, inclusa la Corte Penale Internazionale, la Corte Internazionale di Giustizia e gli organi e le procedure speciali delle Nazioni Unite.

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