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Istat conferma le difficoltà del Paese. Alleanza contro la Povertà: “Serve subito un cambio di passo”

“L’Istat conferma ciò che denunciamo da anni: in Italia la povertà è una crisi strutturale. La popolazione è sempre è più anziana, gli anziani sono sempre più soli e le famiglie con figli sono quelle che soffrono di più. Addirittura, un italiano su 10 rinuncia a curarsi, tanti per motivi economici, in un sistema sanitario pubblico al collasso che spinge sempre più verso la salute a pagamento. Servono misure di contrasto universali, che sappiano governare questo fenomeno prima che diventi ingovernabile. Chiediamo al governo un incontro urgente, per poter mettere sul tavolo le questioni, esaminarle lucidamente e mettere a punto, insieme, strategie efficaci. Noi siamo pronti a fare la nostra parte ”: così Antonio Russo, Portavoce dell’Alleanza contro la Povertà in Italia commenta il Rapporto annuale Istat, reso pubblico questa mattina.

“I dati parlano chiaro e non ci dicono, in effetti, niente di nuovo e di diverso rispetto a quello che vediamo ed evidenziamo ormai da qualche anno: la povertà assoluta in Italia è dilagante. E il rischio di cadere in questa condizione riguarda una percentuale sempre più alta di persone: nel 2024, oltre un quinto della popolazione (23,1%), con picchi che sfiorano il 40% nel Sud (39,8%). Il rischio è minore per le coppie senza figli, soprattutto se la persona di riferimento della famiglia ha almeno 65 anni (15,6 per cento),mentre raddoppia per gli individui che vivono in famiglie in cui il principale percettore di reddito ha meno di 35 anni (30,5 per cento). Vale la pena di ricordare che queste persone sono oggi escluse dall’Assegno d’Inclusione, indirizzato solo a nuclei con minori, over 60 o con disabilità”.

Per quanto riguarda chi invece non è “a rischio” povertà, ma già si trova in condizione di povertà assoluta, “la percentuale è – oserei dire – da brivido: senza alcun miglioramento significativo rispetto agli ultimi anni, le famiglie in povertà assoluta sono 2,2 milioni (8,4 per cento del totale), mentre gli individui coinvolti sono circa 5,7 milioni di persone: parliamo del 9,7% della popolazione residente. Vuol dire che in Italia una persona su 10 vive in questa condizione. Ed è proprio Istat a mostrare chiaramente come la crescita sia stata costante: rispetto al 2014, l’incidenza della povertà assoluta è aumentata di 2,2 punti percentuali a livello familiare e di 2,8 punti a livello individuale. Particolarmente allarmante è la condizione delle famiglie con minori, tra cui l’incidenza arriva al 12,4%, con un incremento di oltre 4 punti rispetto a dieci anni fa.Nel nostro Paese – ci dice ancora Istat – vivono 1,3 milioni di minori in povertà assoluta. Di fronte a questi numeri, è evidente che l’efficacia delle misure di contrasto messe in campo è troppo limitata: stiamo affrontando la povertà con strumenti inadeguati rispetto alla portata di questo fenomeno, sottovalutando forse l’impatto che questi numeri hanno e avranno sul nostro Paese e sulla vita quotidiana di chi lo abita”, continua Russo.

Una riflessione a parte deve essere fatta per gli stranieri: nel 2023 l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie di soli cittadini non italiani è pari al 35,1 per cento (circa 569 mila famiglie): “Le politiche socio-sanitarie ed economiche devono intrecciarsi e integrarsi, per mettere in atto quell’inclusione che per il nostro Paese è un dovere costituzionale: lasciare che vivano in povertà migliaia di famiglie arrivate in Italia cercando un futuro migliore non è degno di un Paese civile e democratico”, aggiunge Russo.

Infine, il lavoro: “Istat conferma anche ciò che abbiamo più volte evidenziato: il lavoro di qualità, stabile, sicuro e ben retribuito continua a rappresentare una leva importante per la fuoriuscita dalla condizione di marginalità. Nel 2023, però, il 21,0% dei lavoratori risulta essere a rischio di lavoro a basso reddito. Tale rischio è più elevato tra le donne (26,6 per cento rispetto al 16,8 per cento degli uomini). Anche questo è inaccettabile in una Repubblica fondata sul lavoro, dove di fatto vivono circa 1,2 milioni di lavoratori poveri. Dobbiamo affrontare la questione del lavoro povero con determinazione: serve una riforma del lavoro che garantisca salari dignitosi, stabilità e tutela dei diritti,” Non possiamo più permetterci di sottovalutare questa emergenza. La povertà non è una fatalità: è il risultato di scelte politiche. È tempo di fare sistema, valorizzando le proposte dell’Alleanza contro la Povertà e restituendo dignità, diritti e futuro a milioni di persone, conclude Russo.

 

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