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FTS Calabria – I servizi socioassistenziali non sono un costo, ma un investimento per il presente e il futuro della Calabria

È trascorso oltre un mese da quando il tavolo istituzionale regionale – che coinvolge la Regione, le rappresentanze degli Ambiti territoriali e il Terzo Settore – ha concordato alcune modifiche necessarie a un allegato del Regolamento Regionale sui requisiti di autorizzazione e accreditamento dei servizi socioassistenziali in Calabria. Tali modifiche, già in attesa da oltre sei mesi, riguardano aspetti fondamentali: requisiti di funzionamento, compartecipazione degli utenti ai costi dei servizi domiciliari e adeguamento tariffario in seguito ai rinnovi contrattuali nazionali.

Per entrare in vigore, le modifiche devono essere approvate con delibera di Giunta. Tuttavia, nonostante il documento sia stato depositato presso la segreteria competente, ad oggi non vi è alcuna notizia ufficiale, mentre cresce l’incertezza sul futuro dei servizi.

È noto che il sistema di protezione sociale calabrese ha urgente bisogno di interventi strutturali. Ulteriori ritardi mettono seriamente a rischio la tenuta dell’intero comparto socioassistenziale. L’approvazione dell’allegato – che doveva essere un atto semplice – è ancora in sospeso, mentre restano aperte numerose altre questioni cruciali per la sopravvivenza del sistema.

Ad oggi, i 32 Ambiti Territoriali Sociali – un numero eccessivo – adottano procedure non uniformi per la presa in carico e la gestione dei ricoveri nelle strutture accreditate, generando gravi disparità tra cittadini e aggravando le lungaggini burocratiche per gli enti gestori.

Vi è un eccesso di burocrazia nell’accesso ai servizi, con criteri variabili da Ambito ad Ambito per il riconoscimento dei ricoveri e il pagamento delle rette, in evidente contrasto con i principi di semplificazione amministrativa promossi dal PNRR.

Mancano inoltre:

  • un piano pluriennale di ripartizione delle risorse tra gli Ambiti per correggere i forti squilibri territoriali;
  • procedure certe e uniformi per il pagamento agli enti gestori (in alcuni casi i ritardi sono di mesi);
  • risorse per coprire i costi del rinnovo del contratto collettivo e l’aumento delle rette, senza le quali sarà inevitabile un taglio dei servizi.

La questione centrale è che le risorse regionali destinate al sistema socioassistenziale sono ferme agli stessi livelli di 20 anni fa. Servono subito almeno 10 milioni di euro per garantire la tenuta dei servizi. È inaccettabile che, a fronte di circa 320 milioni di euro “liberi” nel bilancio regionale, non si riescano a trovare fondi sufficienti per il welfare.

Come Forum del Terzo Settore, abbiamo più volte sollecitato – formalmente e informalmente – un intervento tempestivo e un cambio di paradigma. Finché le politiche sociali continueranno a essere considerate residuali o meramente riparatorie, sarà impossibile trasformarle in strumenti di promozione della dignità e dei diritti delle persone.

Chiediamo un’assunzione di responsabilità istituzionale e siamo pronti ad avviare una stagione di mobilitazione, insieme alle sigle sindacali e di rappresentanza, per difendere il sistema e i diritti dei cittadini.

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