27/10/2025 – monitoraggio sul contrasto alla Povertà
27 Ottobre 202527/10/2025 – monitoraggio su provvedimenti e notizie circa il contrasto alla Povertà + SPECIALE PNRR
ALLEANZA CONTRO LA POVERTA’
Sulla povertà, manovra senza coraggio e respiro, mentre nel Paese crescono fragilità ed esclusione sociale
23/10/2025
Nota del portavoce di Alleanza contro la povertà, Antonio Russo
Da una parte si mette, dall’altra si toglie: si tira la coperta, ma quella è sempre corta. Così il Portavoce dell’ Alleanza contro la povertà, Antonio Russo, commenta la bozza tecnica della manovra di bilancio che ancora deve compiere tutti i passaggi istituzionali.
La povertà, questo è certo, non è al centro della manovra finanziaria del governo. Ancora un’occasione persa.
Intanto, l’’Istat stima che siano oltre 2,2 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta – l’8,4% delle famiglie residenti – per un totale di 5,7 milioni di individui, il 9,8% dei residenti.
L’INPS, da parte sua, rileva che nel periodo gennaio-giugno 2025, le famiglie beneficiarie dell’ADI sono state 749.676, per un totale di 1,75 milioni di persone coinvolte. Per quanto riguarda il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL), sono state 96.000 le persone a cui è stata accolta la domanda ed erogata la prestazione.
Questo vuol dire che sono quasi 4 milioni le persone povere escluse dai benefici ADI o del Supporto per la Formazione e il Lavoro.
“Di Adi si parla nel titolo III e precisamente nell’articolo 38. Ed è tra queste righe che abbiamo cercato i possibili segnali di una più volte auspicata inversione di rotta – afferma Russo – Ma iniziamo con una buona notizia: il beneficio, della durata di 18 mesi, dovrà comunque essere rinnovato dopo 12 mesi, ma sarà ‘continuativo’, così si legge. Resta l’obbligo di presentare domanda di rinnovo, ma non ci sarà più l’interruzione che quest’anno ha messo in crisi tanti beneficiari, come Alleanza contro la povertà aveva evidenziato”.
C’è poi una seconda buona notizia: le risorse per l’Adi aumentano. “Precisamente, si prevede un incremento di 380 milioni di euro per l’anno 2026, di 393 milioni di euro per l’anno 2027, di 397 milioni di euro per l’anno 2028, di 402 milioni di euro per l’anno 2029, di 406 milioni di euro per l’anno 2030, di 411 milioni di euro per l’anno 2031, di 416 milioni di euro per l’anno 2032 e di 422 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2033. Un incremento importante – commenta Russo – per quanto non certamente sufficiente a rispondere al bisogno di tutta la popolazione che vive in condizioni di povertà assoluta, buona parte della quale resta comunque esclusa dalle misure di contrasto perché non appartenente alle categorie introdotte dal decreto-legge n. 48 del 2023”.
Altra buona notizia è il rifinanziamento della Social card con altri 500 milioni di euro (Carta «Dedicata a te» per l’acquisto di beni alimentari di prima necessità). Una misura ‘spot’, che non può certo fare la differenza nelle situazioni di grave difficoltà”, commenta Russo.
Un’altra novità che potrebbe avere un impatto positivo è la proposta di escludere il valore catastale della prima casa dal calcolo dell’ISEE. Questo potrebbe avere implicazioni significative in particolare sull’accesso all’Assegno di Inclusione (ADI), con potenziali ricadute sulle famiglie in condizioni di povertà. Fra le conseguenze, quindi, anche la possibilità per alcuni nuclei familiari, sinora esclusi, di aver accesso alla misura.
E passiamo alle cattive notizie. “La prima è che si riducono le risorse per l’assunzione dei beneficiari dell’ADI”, fa notare Russo, riferendosi al passaggio in cui si legge che “a seguito dell’attività di monitoraggio, l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 13, comma 8, lettera b), del decreto-legge n. 48 del 2023 è ridotta di 54 milioni di euro per l’anno 2026 e di 90 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2027”. In altre parole, da un lato aumentano le risorse per finanziare l’Adi, dall’altro diminuiscono quelle destinate agli incentivi per l’assunzione di beneficiari dell’Assegno di inclusione e del Supporto per la formazione e il lavoro. In altre parole, il governo decide, a seguito di monitoraggio, di risparmiare sul reinserimento lavorativo e sociale, che evidentemente non ha funzionato (e anche questo Alleanza contro la povertà l’ha detto e ripetuto). Anziché ottimizzarlo e renderlo più efficace, si decide di depotenziarlo, togliendo risorse.
“Quel che ancor più preoccupa è però la seconda cattiva notizia – continua Russo – contenuta nel passaggio successivo”. Il riferimento, in questo caso, è all’art. 38 comma 4: “Il Fondo per il sostegno alla povertà e per l’inclusione attiva di cui all’articolo 1, comma 321, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 è ridotto di 267,16 milioni di euro per l’anno 2026, di 346,95 milioni di euro per l’anno 2027, di 336,23 milioni di euro per l’anno 2028, di 268,71 milioni di euro per l’anno 2029, di 212,86 milioni di euro per l’anno 2030, di 145,48 milioni di euro per l’anno 2031, di 75 milioni di euro per l’anno 2032, di 2,49 milioni di euro per l’anno 2033 e di 2,07 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2034”.
“Con la povertà, insomma, nella manovra il governo utilizza il sistema dei vasi comunicanti – commenta ancora Russo – Da una parte mette, dall’altra toglie. Ma con la povertà non si può giocare, perché i numeri sono drammatici e non accennano a diminuire. Anche i 20 euro di aumento della pensione sociale mensile destinata alle categorie più povere sono assolutamente insufficienti”, aggiunge Russo.
Di qui l’appello del portavoce di Alleanza contro la povertà: “Servono politiche di medio e lungo termine che non disperdano risorse in provvedimenti una tantum. Servono misure dirette, universali e continue e, non meno, servono serietà, responsabilità e determinazione nella lotta contro la povertà. Ecco cosa chiediamo al governo affinché si faccia fronte comune su un’emergenza ormai strutturale come la povertà. O si affronterà con strumenti adeguati ed efficaci – alcuni dei quali abbiamo indicato in più di un’occasione – o la povertà nel nostro Paese non farà che aumentare, con tutto ciò che ne consegue in termini di sofferenze di molte famiglie italiane e di instabilità sociale”.
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