#Salute #Associati

“La salute è uguale per tutti”: la campagna di Cittadinanzattiva

“La salute è uguale per tutti” è la nuova campagna di Cittadinanzattiva, alla quale hanno già aderito 60 realtà associative (di cui molte socie del Forum Terzo Settore) di riforma dell’articolo 117 della Costituzione, allo scopo di aggiungere nel testo, dopo le parole “Tutela della Salute”, “nel rispetto del diritto dell’individuo e in coerenza con il principio di sussidiarietà di cui all’art.118 Cost.” Ponendo l’accento sull’individuo, spiega Cittadinanzattiva, si rafforza e si restituisce centralità alla tutela del diritto alla salute attraverso l’applicazione del principio di sussidiarietà, per evitare che eventuali inerzie istituzionali compromettano l’esercizio di tale diritto.

Scrive l’organizzazione, giunta al 40esimo anno di attività: “L’art.1 della legge che lo istituisce prevede alcuni principi fondamentali ispirati all’art.32 della Costituzione:

  • universalità, secondo cui vengono garantite prestazioni sanitarie a tutta la popolazione;
  • uguaglianza, in virtù della quale tutti, senza alcuna distinzione di condizioni individuali, sociali o economiche, hanno diritto di accedere alle prestazioni offerte dal Servizio sanitario nazionale;
  • equità, per cui tutti i cittadini, a parità di bisogno, devono accedere alle stesse prestazioni.

Negli ultimi anni, tuttavia, un insieme di fattori di ordine politico, economico e organizzativo ha determinato il consolidamento di una condizione di frammentazione e difformità territoriali in cui a regioni in grado di assicurare servizi e prestazioni all’avanguardia se ne affiancano altre in cui si fa fatica a garantire anche solo i Livelli Essenziali di Assistenza, in violazione di quanto previsto dagli art.32 e 118 della Costituzione e in contrasto con lo spirito del legislatore che ha istituito il SSN. Le disuguaglianze tra le persone si sono fatte sempre più evidenti con la conseguenza che non tutti riescono ad accedere alle cure di cui hanno bisogno nei territori in cui vivono.

Perché il Servizio sanitario nazionale rappresenti invece una garanzia reale del diritto alla salute e perché risponda in pieno alle ragioni e ai bisogni per cui è nato, bisogna fare in modo che ciascuno di noi, ovunque si trovi, possa ricevere le stesse cure e godere degli stessi diritti”.

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