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FISH: appello ai candidati sulle politiche per la disabilità

 

8 febbraio 2013

La Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, in previsione della elezione di un nuovo Parlamento e della nomina di un nuovo Esecutivo, ribadisce, in un suo ampio documento, gli interventi normativi e regolamentari che ritiene prioritari per le persone con disabilità, per il loro diritto di cittadinanza e per la loro stessa qualità della vita.

Partendo dalle politiche sociali, il documento ricorda come rafforzare il welfare favorisca la crescita intelligente, equa e sostenibile. È necessario realizzare un Sistema Sociale Nazionale che sappia programmare e assicurare servizi omogenei su tutto il territorio nazionale sulla base di livelli essenziali di assistenza, ma anche di buone prassi e innovazione sociale. E di risorse: i Fondi per il Sociale devono tornare almeno ai livelli del 2008. In questo contesto le politiche sulla disabilità devono essere coordinate e unitarie per evitare dispersione di risorse, sovrapposizione di interventi, disagio per i Cittadini, assenza di risposte ad istanze ben note, inesigibilità di diritti certi.

Tutto il sistema di valutazione ed accertamento della disabilità deve essere profondamente rivisto: attualmente è costoso, sovradimensionato, inefficace, altamente sanitarizzato. E genera uno spaventoso contenzioso e enormi disagi per i Cittadini.

Massimo è l’impegno che la FISH richiede sul fronte dell’autonomia personale, vita indipendente, “dopo di noi”, e deistituzionalizzazione. È necessario favorire la domiciliarità, il mantenimento di tutta l’autonomia possibile, lo sviluppo dell’autonomia personale, l’inclusione nella propria comunità di riferimento. Con servizi, risorse, impegno.

La FISH chiede anche un cambio di rotta nella sanità. L’accesso ai servizi per la salute delle persone con disabilità riserva ancora non pochi ostacoli. E ciò per molte cause: il contenimento della spesa sanitaria, la inadeguata flessibilità del Sistema Sanitario Nazionale di fronte alle specificità e alle gravità, lo scarso investimento culturale in termini di riabilitazione/abilitazione, la compressione del diritto di scelta del Cittadino. E tutto ciò è ancora più grave per le situazioni ad elevato carico assistenziale, le malattie rare o di particolari necessità farmacologiche, terapeutiche o diagnostiche, e della salute mentale.

Anche la qualità dell’inclusione scolastica, negli ultimi anni, ha subito un forte abbassamento di livello dovuto non solo ai consistenti tagli alla spesa per la scuola pubblica ma anche ad una disattenzione politica ad aspetti che solo apparentemente possono sembrare marginali. Ci si riferisce al sostegno e al supporto didattico delle persone con disabilità, ma anche agli effetti che alcune scelte o lacune hanno generato, quali la carente formazione e aggiornamento in materia di disabilità o l’attribuzione spesso esclusiva del sostegno a “pochi” insegnanti o l’affollamento delle classi.

Lavoro: in una situazione molto seria del mercato del lavoro, il tasso di inoccupazione delle persone con disabilità assume toni davvero drammatici: si stima che quasi l’80% di esse siano prive di un lavoro. La Legge 68/1999, basandosi sul principio del collocamento mirato e della valutazione delle capacità personali, ha fissato anche meccanismi di promozione e tutela e delineato responsabilità, servizi, strutture, politiche attive. Un quadro teorico tutt’altro che completato. Vanno riformati i processi di inclusione delle persone con disabilità nel mercato del lavoro ma vanno anche introdotti ammortizzatori per l’inoccupazione delle persone con disabilità.

Il tema della mobilità, nonostante una robusta attività normativa e regolamentare, rimane ancora critico nella qualità della vita delle persone, in particolare se con disabilità o anziane e quindi ne condiziona le opportunità, l’inclusione, l’accesso ai servizi. Edifici e città non accessibili e sistema dei trasporti non fruibile comportano effetti discriminatori che vanno sanati nell’interesse di tutti, ma in particolare come azione propedeutica all’esigibilità di altri diritti (alla salute, alla cultura, allo studio, al lavoro).

Ultima, ma non certo ultima, la necessità di rilanciare il sostegno alla famiglia. Il lavoro di cura svolto dalle famiglie italiane è spesso poco considerato nelle sue dimensioni, nelle sue cause, nei suoi effetti. Le famiglie, soprattutto le donne, sopperiscono alla carenza dei servizi, ma questo comporta la rinuncia all’occupazione o sovraccarichi non indifferenti (anche fisici e psicologici) e una mancata copertura previdenziale. Molti aspetti problematici sarebbero risolti grazie ad una rafforzata rete di servizi, una maggiore flessibilità lavorativa. Al contempo è necessario riconoscere anche giuridicamente il lavoro di cura di quei familiari che svolgono il ruolo nodale ed indispensabile per la qualità di vita di un familiare convivente con disabilità ad elevata intensità assistenziale.

La FISH richiede un impegno di legislatura, ma nel suo documento chiede anche una serie di interventi da realizzarsi nei primi 100 giorni di Governo, per le maggiori emergenze, quelle con più dirette ricadute sui Cittadini.

 

In allegato il Documento FISH

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