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Arcigay su caso Acerra: “Transfobia e misoginia sono fenomeni strutturali, parlamento e governo devono affrontarli”

Bologna, 13 settembre 2020 – “Nel dramma che si è consumato ad Acerra e che è costato la vita a Maria Paola Gaglione, una giovane di appena 22 anni, ci sono tutte le tracce di una violenza strutturale che da molto tempo, assieme a molti altri e altre, denunciamo”: così Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che prosegue: “La relazione tra Maria Paola e Ciro, il suo compagno trans, diventa il bersaglio di una società transfobica, che elegge a suo sicario un maschio, il fratello di Maria Paola, che in linea con la cultura patriarcale del nostro Paese si sente in diritto di decidere della vita della sorella e che è pronto a sanzionare con la violenza ogni trasgressione a questo comandamento. Maria Paola per il fratello è “infetta” perciò occorre darle “una lezione”. Ci piacerebbe poter inserire questa storia tra i fatti straordinari, che capitano una volta ogni mille anni. Ma non è così: sfidiamo chiunque, specie chi in Parlamento è sempre pronto a minimizzare questi fatti, a dire che transfobia, violenza, oppressione delle donne, sono fenomeni eccezionali e non – come da sempre sosteniamo – ordinari e strutturali nella nostra cultura dominante. La nostra battaglia a sostegno della proposta di legge contro omobitransfobia e misoginia sta nel solco di questa convinzione e soprattutto nella consapevolezza che una legge da sola non riuscirà ad estirpare fenomeni così radicati. Ma quella legge serve, è un passaggio ineludibile per produrre un cambiamento. E serve subito: ogni rinvio, ogni tentativo di indebolimento, ogni ostruzionismo sposta quel cambiamento in avanti, rafforzando la cultura della violenza. Di questo portano la responsabilità tanto il Parlamento quanto il Governo. Oggi per noi è un’altra giornata tristissima, in un calendario denso di giornate tristissime. Mandiamo il nostro affetto e la nostra vicinanza alle persone che hanno amato Maria Paola e la sua libertà e un abbraccio particolare a Ciro, che in queste ore di dolore straziante deve anche fare i conti con i tanti che ancora oggi nei mass media non riescono a parlare con rispetto della sua identità di genere”, conclude Piazzoni.

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