#Rassegna stampa

Corriere della Sera – Buone Notizie – 25 aprile 2023 – Stato, Regioni, diritti «Il rischio dei servizi livellati al ribasso»

«In un Paese come il nostro, caratterizzato da profondi divari, dobbiamo evitare che nuove norme finiscano per approfondirli piuttosto che ridurli». Le parole sono di Vanessa Pallucchi e la preoccupazione che esprimono è quella del Terzo settore italiano del cui Forum nazionale è portavoce.

È l’allarme rispetto a un tema che il Parlamento sta (finalmente) affrontando in questi giorni con appena vent’anni – anzi ventidue – di ritardo: la definizione cioè dei «Livelli essenziali di prestazioni» (Lep) che lo Stato deve garantire a tutti i suoi cittadini, a prescindere da dove vivono. Che bella cosa, uno dice. Il rischio paventato dal Forum è che venga usata come una specie di cavallo di Troia per far passare quell’altro progetto, quello sulla «autonomia differenziata» delle Regioni, che almeno sulla carta va in direzione opposta.

«In questi giorni in cui entra nel vivo l’iter del testo in Parlamento – è il monito di Vanessa Pallucchi – ci aspettiamo un ascolto reale delle varie parti sociali e del Terzo settore, soprattutto un impegno che dimostri di voler evitare pericolose fughe in avanti a scapito della garanzia dei diritti dei cittadini».

Solo un passo indietro di spiegazione per chi ha perso qualche puntata. Il compito di definire in concreto i servizi e quindi i diritti che lo Stato deve garantire a tutti i suoi cittadini rappresenta – come stabilito nel 2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione – una competenza esclusiva dello Stato stesso. Che deve indicarne anche la copertura finanziaria. Finora non si è ancora tradotta in pratica nessuna delle due cose. Ora però ci sono delle scadenze che questo passaggio lo richiedono. In primo luogo il Pnrr, naturalmente. Ma anche la legge di bilancio 2023, connessa per questo aspetto al disegno di legge per la «attuazione dell’autonomia differenziata» tra le Regioni, attualmente all’esame del Senato, in cui si precisa fin dall’articolo 1 che «il trasferimento delle funzioni» avverrà «subordinatamente alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». Niente definizione dei Lep, niente autonomia differenziata. Ok: qual è il problema? «È che la determinazione dei Lep – spiega la portavoce del Forum – avvenga non perché riconosciuta come un valore in sé ma solo in quanto strumentale e dunque sia svolta al ribasso, senza prevedere adeguate risorse per finanziarli e limitando il processo a un riordino di quelli esistenti, non includendo servizi e prestazioni sociali. Questo rischio va scongiurato a ogni costo per evitare che si realizzi un regionalismo delle disuguaglianze».

In altre parole: il paradosso è che proprio lo strumento pensato per evitare una disparità territoriale sui diritti da garantire a tutti possa essere utilizzato come grimaldello per promuoverla o almeno consentirla. In primo luogo perciò, ribadisce Vanessa Pallucchi, i Lep bisognerà definirli tutti, «anche quelli sociali, e aggiornare quelli dell’assistenza sanitaria, ma elencarli non è sufficiente: occorre finanziarli per renderli concretamente esigibili, programmando un adeguato investimento nel tempo e consolidando il ruolo perequativo dello Stato. Finora siamo fermi a quanto previsto dall’ultima legge di Bilancio, che prevede solo un riordino dei livelli minimi già esistenti, in tempi brevi e a costo zero. Questo solleva dubbi molto importanti: è un reale obiettivo del Governo ridurre la portata di fenomeni discriminatori che già esistono e mantenere l’unitarietà del Paese? Se sì, è impensabile perseguirlo senza un consistente investimento nel welfare».

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