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Salesiani per il sociale – Giornata dell’infanzia 2025, necessari investimenti stabili su giovani poveri

Oltre 100mila beneficiari raggiunti ogni anno attraverso più di 600 realtà territoriali distribuite in tutta Italia, che include 97 servizi socioeducativi, tra cui 45 Centri diurni e 33 Case famiglia: sono i numeri della rete dei Salesiani per il sociale che, in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (20 novembre), rinnova il proprio impegno nell’assicurare a bambini e ragazzi in difficoltà la possibilità di vivere in contesti educativi sani, accoglienti e stimolanti. In Italia sono circa 33mila i minorenni che vivono lontano dalla propria famiglia d’origine, senza contare gli oltre 16mila minori stranieri non accompagnati. Tutti hanno un diritto fondamentale: crescere in un ambiente sicuro, affettivo e favorevole al loro sviluppo.

Nelle 33 Case famiglia della Rete salesiana sono accolti circa 300 minori, tra i 12 e i 18 anni, su richiesta dei servizi sociali e con disposizioni del Tribunale per i Minorenni: «Molti di questi bambini e adolescenti hanno alle spalle esperienze di abbandono, violenza o solitudine. Ognuno di loro porta dentro di sé una ferita, ma anche una possibilità – spiega don Francesco PreitePresidente nazionale di Salesiani per il sociale – Ci ispiriamo al Sistema Preventivo di don Bosco, che mette al centro la relazione e la crescita integrale della persona, anche nella sua dimensione spirituale. Le nostre Case famiglia non sono luoghi meramente assistenziali, ma case dove crescere e imparare a credere di nuovo in sé stessi e negli altri. Il nostro obiettivo non è solo proteggere, ma restituire futuro. Per questo chiediamo un nuovo patto sociale ed educativo tra Istituzioni, Terzo Settore, scuola, Chiesa e territori, capace di costruire una rete solida fatta di strutture accoglienti, operatori formati e percorsi di inserimento sociale efficaci, insieme a investimenti stabili nelle politiche per l’infanzia e l’adolescenza».

All’interno delle Case famiglia, i ragazzi trovano un ambiente sicuro e inclusivo che dà loro opportunità concrete di crescita: scuola, sport, formazione professionale, relazioni sane e una comunità educativa che li accompagna ogni giorno. Anche dopo i 18 anni, Salesiani per il sociale continua a sostenerli nella ricerca di una casa, di un lavoro o nel proseguimento degli studi. Molti di loro, diventati maggiorenni e usciti dalla Casa famiglia, tornano a far visita, a condividere traguardi e momenti importanti: segno che l’appartenenza alla comunità salesiana non si esaurisce con la fine del percorso, ma diventa famiglia per sempre. Sono testimonianza e ispirazione per chi vive ancora in Casa famiglia, la prova concreta che un’altra vita autonoma e piena di soddisfazioni è possibile.

Gli educatori sono il cuore pulsante delle comunità: accompagnano i ragazzi nella vita di ogni giorno e curano i rapporti con famiglie, servizi sociali, scuola e sanità. Le équipe multidisciplinari, composte da educatori e psicologi, garantiscono una presenza continua, 24 ore su 24, offrendo ascolto, stabilità e punti di riferimento. Gli educatori accompagnano i minori a scuola, vanno a prenderli, parlano con gli insegnanti, seguono i giovani nello studio, nello sport, cucinano per loro, accompagnano bambini e ragazzi alle visite mediche: sono le maglie di una “rete di sicurezza” che protegge e guida bambini e ragazzi giorno per giorno, garantendo il rispetto di tutti i loro diritti e promuovendo la loro felicità. 

«La povertà non è una statistica: è una ferita aperta nel cuore del nostro Paese. Ogni bambino escluso da opportunità, ogni ragazzo lasciato solo, è una sconfitta collettiva – dichiara don Preite – In Italia, secondo l’ISTAT, vivono oltre un milione e trecentomila bambini in povertà. Non bastano più progetti isolati o risposte emergenziali: servono politiche strutturali, risorse stabili e coraggio politico per garantire a tutti i minori protezione, salute, sicurezza, benessere, partecipazione e uguaglianza. Serve un nuovo patto sociale che restituisca dignità ai bambini e agli adolescenti più fragili, cancellando lo stigma che li isola e li condanna all’invisibilità. Essi non sono “problemi da gestire”, ma vite da valorizzare, cittadini di oggi e del domani. Garantire i diritti dei minori significa anche sostenere chi ogni giorno li accompagna – famiglie, comunità, operatori sociali e educatori – offrendo strumenti adeguati, tutele reali e riconoscimento professionale. Come Salesiani per il sociale, scegliamo con decisione da che parte stare: dalla parte dei bambini, dei ragazzi, della speranza e della comunità. Perché senza accoglienza e tutela non c’è futuro, senza comunità che sostengono i giovani non c’è giustizia».

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