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Dalla Calabria tutte e tutti insieme per costruire l’Italia dei diritti umani

La lettera di Manuelita Scigliano, portavoce della Rete 26 febbraio, sulla manifestazione di sabato 11 marzo a Steccato di Cutro.
 

Care amiche e amici della Rete,

ieri è stata una bellissima giornata di partecipazione e mobilitazione. Tanti amici e aderenti da tutt’Italia si sono uniti al grido di una Calabria che non si rassegna, che non è indifferente, che ha dimostrato di essere terra di accoglienza, terra di sofferenza, ma anche di riscatto.

Noi eravamo lì dov’era giusto che fossimo, di fianco ai nostri amici migranti, di fianco ai familiari delle vittime del naufragio, di fianco ai superstiti. Abbiamo lasciato loro la parola, perché siamo stanchi di vedere gente parlare di e per i migranti. Eravamo tutti vicini e uniti. Noi, quelli che in tredici giorni sono stati sempre presenti al loro fianco, ora dopo ora, minuto dopo minuto, lacrima dopo lacrima. Noi della Rete 26 febbraio siamo quelli che conoscono queste storie nome per nome. Abbiamo pianto e continueremo a farlo ancora per molto tempo, tenendo sempre bene impresso nei nostri occhi e nelle nostre orecchie ciò che abbiamo visto e ascoltato in queste lunghe e faticose due settimane dal naufragio. Perché nostro compito è anche quello di farci sempre testimoni di questa strage, nei confronti di chi se ne dimenticherà presto.

Non siamo stati in silenzio durante la manifestazione, come ci era stato chiesto. Perché dopo tredici giorni di cordoglio era giunto il momento dello sdegno. Perché siamo stanchi di farci rappresentare da istituzioni e da politici indegni e inumani, che parlano di migrazioni in termini di numeri, mentre noi parliamo di Ahmed, di Zahara, di Fatima e di tante e tanti altri. Vogliamo anche ringraziare i giornalisti presenti, che dall’inizio hanno dato voce al dolore dei familiari delle vittime. Un plauso all’iniziativa di Bruno Palermo, della testata online Crotonews.com, che ieri, durante il corteo, ha indossato e fatto indossare ad altri inviati il tesserino di Torpekai Amarkhel, giornalista afghana morta nel naufragio. L’immagine che vedete in allegato rappresenta il momento più bello e commovente della manifestazione. Quando la folla si è raccolta attorno alla preghiera islamica di alcuni familiari.

La Rete 26 febbraio deve rappresentare un punto di svolta nella presa di coscienza collettiva non solo sulle politiche migratorie ma anche sul ruolo che la società civile e i singoli cittadini possono e devono avere. Noi siamo quelli sempre presenti, noi siamo quelli che operano quotidianamente. Non siamo, invece, abituati alle passerelle perché siamo quelli sporchi di fango, di sale, di lacrime e sangue. E auspichiamo che tanti vogliano dare battaglia insieme a noi, da ora in avanti, perché questo orrendo stato di cose non si cambia dividendoci e restando da soli. 

In pochi giorni la rete ha raggiunto più di 400 adesioni di enti e quasi 200 adesioni da parte di singoli e singole attivisti e attiviste. Da oggi inizia il nostro cammino insieme. Da oggi deve partire la rinascita di un’Italia migliore, dei diritti umani. Un passo alla volta, una persona alla volta.

12 Marzo 2023 – Manuelita Scigliano Portavoce Rete 26 Febbraio

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